Translate

venerdì 26 ottobre 2012

La "bella" voce


Quando una voce si dice “bella”?


Quante volte abbiamo sentito espressioni del tipo:”Per cantare bisogna avere una bella voce” oppure “Se non si nasce con una bella voce non serve a nulla studiare” o peggio ancora “Non puoi cantare perché non hai la voce”? Tutte frasi che definire scoraggianti soprattutto per chi si affaccia al mondo del canto è dir poco.
Quest'ultima deprimente esclamazione ci può però aiutare a ragionare, dire che per cantare bisogna avere “la” voce è una semplificazione estremamente errata perché presuppone che esista un solo tipo di vocalità che se posseduta può spalancare le porte del successo.
La realtà è ben diversa, come ho già sottolineato nella prefazione, ognuno di noi è diverso (per origini, per bagaglio di esperienza, per sensibilità, per costituzione e certamente anche geneticamente) e quindi con una voce diversa (per tessitura, per colorazione, per facilità d'uso e per motivi anatomici). Dando per acquisito il fatto che non è mai esistita nella storia dell'umanità una voce uguale ad un'altra (e che invece i cantanti di successo sono stati molti) chiediamoci allora che cosa fa di una voce una “bella voce”.
Prima di tutto suggerisco di inquadrare il proprio periodo culturale guardando anche al passato e, ovviamente, anche al territorio che ci interessa. Per quel che riguarda l'Italia si è sempre intesa come “bella voce” una voce rotonda, chiara, aperta, ben proiettata, forte e possibilmente dalle tessiture acute, tutte caratteristiche tipiche della tradizione lirica italiana.
Continuando il nostro ragionamento non possiamo quindi prescindere da questo humus culturale che riecheggia ormai nel nostro DNA musicale da generazioni, però non possiamo neanche convincerci che la questione si esaurisca qui infatti, con l'avvento del canto microfonato prima e della globalizzazione poi (che ci permette di ascoltare la musica tipica della Nuova Zelanda con un rapido click), molteplici sono le influenze e i mutamenti che ha subito l'ideale di “bella voce”.
Innanzitutto questo è significato un arricchimento non indifferente e un ampliamento delle caratteristiche vocali accettate in campo artistico dagli ascoltatori, ecco quindi che non vanno più di moda solo le voci forti e impostate (un tempo necessarie per rendere udibile il proprio canto senza l'ausilio del microfono) ma anche quelle piccole e sussurrate, non più le sole le voci acute ed aperte, tipiche del bel canto (altro termine infelice), ma anche quelle gravi e chiuse.
Oggi ogni voce ha un potenziale artistico in relazione a quanto si riesca a renderla veicolo di messaggi e di emozioni.
Certamente un cantante che si avvicinerà di più alle caratteristiche descritte, cioè il suddetto substrato italiano, avrà la possibilità di essere riconosciuto più facilmente come un buon cantante a livello popolare anche da chi non ascolta quasi mai musica dato che le sue caratteristiche sono già state ascoltate ed elogiate in passato rappresentando per l'ascoltatore un fattore di stabilità e rassicurazione ma per tutti gli altri le strade non sono chiuse anzi, l'allontanamento da un determinato modello già ascoltato ed “assorbito” dalla gente può essere l'occasione per essere una ventata d'aria fresca.

continua...





Nessun commento:

Posta un commento