DOMANDA: DA COSA DIPENDE IL COLORE DI UN TIMBRO VOCALE?
Introduzione
Il timbro è quella speciale qualità del suono che permette di
distinguere uno strumento da un altro a parità di altezza ed intensità. Esso
dipende dalla natura del corpo che emette il suono e dalla forma delle
vibrazioni emesse. Ogni singola nota viene sempre accompagnata da una serie di
suoni subordinati che, amalgamati al principale, risultano impercettibili al
nostro orecchio: questi suoni, detti suoni concomitanti o armonici, sono
responsabili della diversificazione di un particolare timbro determinandolo in
base alla loro quantità e al modo in cui si combinano tra di loro. Di fatto, gli
strumenti che producono un numero scarso di armonici sono caratterizzati da suoni poveri di colore. Se, invece, la nota
fondamentale è accompagnata da molti suoni concomitanti il timbro sarà caldo e
rotondo: al contrario, se prevalgono gli armonici acuti e mancano i primi il
timbro sarà aspro e stridulo.
Nel jazz il timbro di solito è il parametro meno analizzato: eppure è la
caratteristica che più di ogni altra permette al non iniziato di riconoscere
qualcosa come afferente o meno all’espressione musicale jazzistica. La prima causa
della confusione tra il jazz più autentico e i suoi derivati commerciali è che
quest'ultimi impiegano lo strumentario e la timbrica propri del jazz. Perfino
compositori come Stravinsky, Milhaud e Ravel negli anni Venti del Novecento fecero
l'errore di considerare ingredienti unici del jazz la strumentazione e la
sonorità trascurando l'inflessione e l'improvvisazione. La sonorità tipica del
jazz, invece, si può far risalire direttamente al canto e indirettamente alla
parlata e al linguaggio dell’Africa centro-occidentale. Più ci allontaniamo dal
nucleo della tradizione africana, più ci allontaniamo dall'originaria
concezione della sonorità jazz.
La parlata, il canto e l'esecuzione musicale africani sono caratterizzati
tutti da un tono aperto e naturale. In ciò appaiono più vicini alla tradizione
europea e occidentale che a quella islamica, contraddistinta da suoni sottili,
nasali e oscillanti. La musica islamica si riconosce nella vocalità nasale e
stridula: nel suo strumentario, analogamente, dominano le ance doppie e gli
strumenti a corda. Ecco una ragione sostanziale per cui strumenti come oboe,
fagotto e gli archi più acuti non hanno facilmente trovato posto nel jazz. Lo
strumentario africano rispecchia le caratteristiche della parlata africana: lo
si sente nelle risonanze profonde dei corni d’avorio, nei timbri penetranti
dello xilofono e della marimba e perfino nel colore scuro della voce del
flauto.
L’identificazione tra voce e strumenti delle popolazioni dell’Africa
centro-occidentale era, ed è ancora, così determinante da aver portato
all’africanizzazione di strumenti a loro estranei come quelli dell’area sub
sahariana, ovvero alla modifica di questi strumenti in modo da rendere il
timbro più simile a quello della parlata africana modificando forma, dimensioni
dei risuonatori o aggiungendo sonagli e sordine.
Il carattere africano del timbro jazzistico
si percepisce, inoltre, nell’individualità e nella personale inflessione del musicista
che pratica questa musica. L’energia e la forza comunicativa del jazz stanno
nella ricerca di un approccio personale ed originale che, conseguentemente,
andrà a caratterizzare il linguaggio di ogni grande musicista di jazz
rendendolo riconoscibile, prima ancora che dal fraseggio o dallo stile, dal
timbro sonoro.
Anche nel caso della voce umana il
timbro, detto anche metallo o tempera, è una sorta di impronta digitale che
garantisce la riconoscibilità della fonte di uno stesso suono emesso da due
persone diverse. Come per gli altri strumenti il timbro vocale è determinato da
due fattori: la sorgente sonora e i risonatori. La sorgente sonora vocale è
situata nella laringe, all’interno del tratto vocale, e saranno importanti per
il timbro fattori come lo spessore e le dimensioni delle corde vocali che
ostacolano il flusso d’aria tramite la loro adduzione come accade ad un vero e
proprio strumento ad ancia. I risonatori, invece, si possono identificare con
tutte le cavità situate all’interno del cranio nelle quali i suoni vengono
amplificati prima di uscire dalla bocca. Essendo ogni persona unica per
conformazione anatomica avrà, di conseguenza, un timbro vocale unico.
[ source]
Diversamente dagli altri strumenti, lo
strumento voce ha la peculiarità di non essere fisso, ma di potersi modificare
nei limiti dettati dal proprio profilo anatomico dando la possibilità al
cantante di modellare il timbro di partenza colorandolo a piacimento. Definiamo,
dunque, filtri i meccanismi che permettono la capacità di ispessirsi e di
inclinare il piano vibratorio delle corde vocali che determinano lo spessore
vocale ed il suo meccanismo pieno (M1) o di falsetto (M2); la mobilità delle
corde vocali false che se sovrapposte a quelle vere determinano una distorsione
del suono iniziale; la possibilità della laringe di muoversi in alto o in basso
lungo il tratto vocale scurendo o schiarendo la voce; la capacità di
restringimento del colletto della laringe che da penetranza al suono e la
mobilità del palato molle che tramite la sua apertura o chiusura determina la
nasalizzazione del suono.
L’insieme di tutte queste varianti lascia
intendere quanto il timbro vocale sia unico e, contemporaneamente, malleabile diventando
l’alleato principe dell’interpretazione artistica, se aggiungiamo a tutto
questo che tramite alcune tecniche come il canto armonico (particolare
emissione vocale che permette la scissione tra il suono fondamentale e i suoni
armonici) e anche l’esercizio vocale in sé è possibile far crescere e maturare
il proprio timbro capiamo quanto esso venga sottovalutato e tralasciato nei
corsi di canto credendolo immutabile per natura.
Quando si parla di diversità di suoni in
base alla tempera spesso si sfocia nella sinestesia definendo una voce calda o
fredda, colorata, dura o morbida, evocando immagini o sensazioni eccetera questo
è dovuto all’impossibilità di agire coscientemente tramite l’osservazione
diretta dei cambiamenti del proprio strumento, nonostante al giorno d’oggi sia
possibile farlo tramite la laringoscopia.
Fatta questa premessa e dati gli strumenti per poterci
orientare nel mondo del timbro vocale iniziamo il percorso descrittivo
dell’evoluzione del timbro jazz partendo dalle sue influenze ed origini fino ai
giorni nostri, scopriremo che spesso i cambiamenti timbrici, dovuti sia alle
diverse personalità che al diverso modo di gestire i filtri vocali, hanno
evidenziato un progressivo distaccamento dal suono pieno e plateale verso uno
più intimo ed introspettivo. Il vero protagonista in questo processo di
modernizzazione vocale è per l’appunto il timbro.
continua...
RISPOSTA: DIPENDE DAL NUMERO DI SUONI SUBORDINATI O ARMONICI PRODOTTI DURANTE LA FONAZIONE E DAL MODO IN CUI SI COMBINANO TRA DI LORO
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Convalido l'iscrizione a Paperblog sotto lo pseudonimo di leon_green
RISPOSTA: DIPENDE DAL NUMERO DI SUONI SUBORDINATI O ARMONICI PRODOTTI DURANTE LA FONAZIONE E DAL MODO IN CUI SI COMBINANO TRA DI LORO
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Interessantissimo, Michele!!!
RispondiEliminaStefano Sergi
Il timbro da svariate fonti sembrerebbe immodificabile in quanto prodotto di determinate conformazioni fisiche delle corde vocali e delle cavità implicate. Diversamente sul tono possono aversi evoluzioni e cambiamenti mediante esercizi studiati
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