Interpretare il respiro
Fin dalle prime lezioni di canto ci insegnano qual'è la respirazione
più adatta per accompagnare la fonazione rendendola comoda e
stabile, ma, quello che voglio sottolineare, è che ad ogni tipo di
respirazione corrispondono dei cambiamenti sul tipo di emissione e di
sensazione che si trasmette.
- Respirazione alta o clavicolare: Voce più esile,insicura, timida, ansiosa, rigida, favorisce la costrizione delle corde false e quindi le sporcature.
- Respirazione toracica o intercostale: Voce stabile ma con poca autonomia d'aria, poca presenza, vicina al parlato, favorisce la percezione della consonanza vibratoria pettorale agevolando la presenza dei bassi.
- Respirazione bassa o diaframmatica: Voce stabile e ben presente, tendente però infossamento e con scarsa agilità, più calda e rotonda.
- Respirazione mista o costo-diaframmatica: Voce stabile, presente, equilibrata, ben udibile e per questo anche la più standard.
Altra possibilità che la respirazione ci da è quella di rendere il
fiato udibile oppure no, sia in fase di inspirazione che di
espirazione con risultati interpretativi molto diversi.
Sapersi orchestrare, cambiando a seconda dell'intenzione che vogliamo
dare il tipo di respirazione, è un arma in più per rendere ancora
più convincente e “vissuta al momento” l'interpretazione del
brano. E' bene usare le respirazioni in modo intelligente guardando
al risultato finale in base anche alle tessiture delle note da
cantare.
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