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giovedì 2 maggio 2013

L'evoluzione del timbro vocale 5


Billie Holiday: la voce scomoda della strada

DOMANDA: GRAZIE A COSA BILLIE HOLIDAY RIUSCIVA AD INTERPRETARE I BRANI IN MANIERA COSI' PERSONALE E TOCCANTE?

La carriera e la vita di Billie Holiday, nome d’arte di Eleanora Fagan o Elinore Harris, nota come Lady Day (Filadelfia, 7 aprile 1915  New York, 17 luglio 1959) furono segnate dalla dipendenza dall'alcool, dalla droga, da relazioni burrascose e da problemi finanziari. Billie ebbe un'infanzia travagliata e dolorosa: venne trattata duramente dalla cugina della madre alla quale quest'ultima l'aveva affidata mentre lavorava come domestica a New York. Subì uno stupro a dieci anni e, in seguito, dovette evitare diversi altri tentativi di violenza. Ancora bambina, raggiunse la madre a New York, e cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi in un bordello clandestino di Harlem. Guadagnava qualche soldo in più lavando gli ingressi delle case del quartiere: non si faceva pagare solo dalla tenutaria del bordello, che in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Bessie Smith e Louis Armstrong sul fonografo del salotto. Quando la polizia scoprì il bordello, Billie venne arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Rimessa in libertà, decise, per evitare di tornare a prostituirsi, di cercare lavoro come ballerina in un locale notturno. Non sapeva ballare, ma venne assunta immediatamente quando la fecero cantare e, ad appena quindici anni iniziò la sua carriera di cantante nei club di Harlem. Questa piccola introduzione biografica era necessaria per far capire da dove potesse uscire una voce così particolare come quella di Billie Holiday ovvero dalla sua storia personale.
Diversamente da altre sue colleghe come Ella Fitzgerald, Billie non veniva dal mondo della popular song che per forza di cose doveva essere accattivante e penetrare nell’ascoltatore ma senza impegnarlo troppo, lei veniva dal gospel e dal blues, ossia dall’area rurale e chiesastica del canto e nei brani che interpretava poneva tutta l’intensità del dramma, senza preoccuparsi di assecondare i gusti del suo pubblico. Il suo timbro risultava grezzo, senza sovrastrutture a volte pure fastidioso pieno di armoniche acute ma terribilmente vero, diversamente da Frank Sinatra che riusciva con il suo fascino vocale a convincerci della veridicità della sua interpretazione, Billie Holiday non aveva alcun bisogno di cercare di convincere l’ascoltatore perché portava sempre sul palco con la sua voce straziata e straziante la sua vita problematica.
Billie non era un’atleta del canto anche se fino alla fine degli anni ‘40 non le farà difetto una potente vocalità, ma si distingue dai suoi contemporanei seducendo per sensualità, espressività inquietante e la trasgressività. La voce con lei diviene uno strumento capace di infondere carattere alle melodie più stucchevoli arrivando a modificare i temi per adattarli alle proprie intenzioni. Questa senz’altro era anche una critica mossa alle consuetudini interpretative dell’epoca.

 
Con Billie Holiday l’impostazione vocale artefatta ereditata dal bel canto va completamente in frantumi, ne rimangono certamente alcune caratteristiche stilistiche come il vibrato spesso presente e una certa potenza vocale almeno nella prima parte della sua carriera che comunque veniva dosata in base all’interpretazione ma la cosa importante è che venivano spostate altrove le direttive della bella voce. Il timbro – un ocra chiaro, screziato – era di per sé un piccolo miracolo, solcato da cento impurità, ora velato, ora raschiante e ombreggiato, ora aperto in un candore fragile, stupito in un «flessibile tono d’oboe», come la definì il noto critico di musica jazz Whitney Balliett che nel suo stesso cangiare rivelava palpiti e spaccature emotive e l’irrequietezza di una naturale intelligenza musicale.
Se è vero che l’abuso di droghe finirà per alterare le sue possibilità vocali restringendone la tessitura e perdendo flessibilità, la sua espressività invece acquistò profondità. Al di la delle sbavature e dell’evanescenza delle sue prestazioni vocali, rimane inalterata se non addirittura amplificata la potenza emozionale impressa nell’asprezza del suo timbro temprato dalle prove e dalle sofferenze della vita. La sua arte affondò molto di più su di un investimento totale in quello che diviene l’attimo intenso di un dramma gigantesco, sconvolgente e autentico: il dramma di Lady Day, il suo.


continua...

RISPOSTA: L'UNICITA' DELLA VOCE DI BILLIE E' DOVUTA ALLA SUA VITA BURRASCOSA E ALLA SUA CAPACITA' DI CONVOGLIARLA NEI BRANI CHE INTERPRETA. PER CAPIRE MEGLIO COSA INTENDO GUARDARE IL VIDEO QUI SOPRA TRADUCENDOSI IL TESTO!

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