Billie Holiday: la voce scomoda della
strada
DOMANDA: GRAZIE A COSA BILLIE HOLIDAY RIUSCIVA AD INTERPRETARE I BRANI IN MANIERA COSI' PERSONALE E TOCCANTE?
La carriera e la vita di Billie Holiday, nome d’arte
di Eleanora Fagan o Elinore Harris, nota
come Lady Day (Filadelfia, 7 aprile 1915 – New York, 17 luglio 1959) furono segnate dalla
dipendenza dall'alcool, dalla droga, da relazioni burrascose e da
problemi finanziari. Billie ebbe un'infanzia travagliata e dolorosa: venne
trattata duramente dalla cugina della madre alla quale quest'ultima l'aveva
affidata mentre lavorava come domestica a New
York. Subì uno stupro a dieci anni e, in seguito, dovette evitare diversi altri
tentativi di violenza. Ancora bambina, raggiunse la madre a New York, e
cominciò a procurarsi da vivere prostituendosi in un bordello clandestino di Harlem. Guadagnava qualche soldo in più
lavando gli ingressi delle case del quartiere: non si faceva pagare solo dalla
tenutaria del bordello, che in cambio le lasciava ascoltare i dischi di Bessie
Smith e Louis Armstrong sul fonografo del salotto. Quando la polizia scoprì
il bordello, Billie venne arrestata e condannata a quattro mesi di carcere.
Rimessa in libertà, decise, per evitare di tornare a prostituirsi, di cercare
lavoro come ballerina in un locale notturno. Non sapeva ballare, ma venne
assunta immediatamente quando la fecero cantare e, ad appena quindici anni
iniziò la sua carriera di cantante nei club di Harlem. Questa piccola
introduzione biografica era necessaria per far capire da dove potesse uscire
una voce così particolare come quella di Billie Holiday ovvero dalla sua storia
personale.
Diversamente da altre sue colleghe come
Ella Fitzgerald, Billie non veniva dal mondo della popular song che per forza di cose doveva essere accattivante e
penetrare nell’ascoltatore ma senza impegnarlo troppo, lei veniva dal gospel e dal blues, ossia dall’area rurale e chiesastica del canto e nei brani
che interpretava poneva tutta l’intensità del dramma, senza preoccuparsi di
assecondare i gusti del suo pubblico. Il suo timbro risultava grezzo, senza
sovrastrutture a volte pure fastidioso pieno di armoniche acute ma
terribilmente vero, diversamente da Frank Sinatra che riusciva con il suo
fascino vocale a convincerci della veridicità della sua interpretazione, Billie
Holiday non aveva alcun bisogno di cercare di convincere l’ascoltatore perché portava
sempre sul palco con la sua voce straziata e straziante la sua vita
problematica.
Billie non era un’atleta del canto anche se fino alla fine degli anni ‘40
non le farà difetto una potente vocalità, ma si distingue dai suoi
contemporanei seducendo per sensualità, espressività inquietante e la
trasgressività. La voce con lei diviene uno strumento capace di infondere
carattere alle melodie più stucchevoli arrivando a modificare i temi per
adattarli alle proprie intenzioni. Questa senz’altro era anche una critica
mossa alle consuetudini interpretative dell’epoca.
Con Billie Holiday l’impostazione vocale artefatta ereditata dal bel
canto va completamente in frantumi, ne rimangono certamente alcune
caratteristiche stilistiche come il vibrato spesso presente e una certa potenza
vocale almeno nella prima parte della sua carriera che comunque veniva dosata
in base all’interpretazione ma la cosa importante è che venivano spostate
altrove le direttive della bella voce. Il timbro – un ocra chiaro, screziato –
era di per sé un piccolo miracolo, solcato da cento impurità, ora velato, ora
raschiante e ombreggiato, ora aperto in un candore fragile, stupito in un «flessibile
tono d’oboe», come la definì il noto critico di musica jazz Whitney Balliett
che nel suo stesso cangiare rivelava palpiti e spaccature emotive e
l’irrequietezza di una naturale intelligenza musicale.
Se è vero che l’abuso di droghe finirà per alterare le sue possibilità
vocali restringendone la tessitura e perdendo flessibilità, la sua espressività
invece acquistò profondità. Al di la delle sbavature e dell’evanescenza delle
sue prestazioni vocali, rimane inalterata se non addirittura amplificata la
potenza emozionale impressa nell’asprezza del suo timbro temprato dalle prove e
dalle sofferenze della vita. La sua arte affondò molto di più su di un
investimento totale in quello che diviene l’attimo intenso di un dramma
gigantesco, sconvolgente e autentico: il dramma di Lady Day, il suo.
RISPOSTA: L'UNICITA' DELLA VOCE DI BILLIE E' DOVUTA ALLA SUA VITA BURRASCOSA E ALLA SUA CAPACITA' DI CONVOGLIARLA NEI BRANI CHE INTERPRETA. PER CAPIRE MEGLIO COSA INTENDO GUARDARE IL VIDEO QUI SOPRA TRADUCENDOSI IL TESTO!
Bravissimo, Michele!!!!
RispondiEliminaStefano Sergi